
il7 - Marco Settembre
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"il7, ritratto fotografico di Michele Corleone

"il7, ritratto fotografico di Carlo Gallerati
Recensione di "Elucubrazioni a buffo!"
PubblicaAmiciSolo ioPersonalizzataArea di RomaMArteLiveVedi tutte le liste...art a part of cult(ure) remove background noiseProNewsLoverismoTorna indietroMe la vedo brutta, nell'elaborare questa recensione. "Sto preoccupato", direbbe Scapsulo, il protagonista del racconto "Dandysmo coatto", uno dei tanti di questa antologia cosƬ particolare, "Elucubrazioni a buffo!" Mai il caso si mostra cosƬ sfrontato da sbatterti in faccia tante stranezze senza irritarti: unāofferta speciale. Io potrei essere la ragazza che suggerisce prodotti per la ripulitura del sudiciume che infesta l'abitazione (alludo soprattutto all'appartamento presente nel primo racconto, "Visite inattese", ma non solo), di certi personaggi, che si prende cura delle loro persone fisiche, che riordina gli oggetti⦠Io li temo, temo la loro mente picassiana, e soprattutto quella dell'autore, che saprebbe ribaltarmi come una costruzione di mattoncini di plastica. Scusi, il7 - Marco Settembre, come le ĆØ venuto in mente di propinarci una tale parodia delle televendite, di scomodare la trasmissione della Sciarelli "Chi l'ha visto?" per ritrovare i due gemelli, di frustrarci non facendoci sapere se le cucchiarelle di Ariccia siano adatte a rimaneggiare la brodazza schifosa del sugo fatto da Foster? Come si ĆØ permesso di criticare la nostra sana TV, fonte di sonno e di incubo, specchio dellāappiattimento totale del cervello? Si pretende che i sociologi - tale il7 ĆØ, per formazione accademica - siano tutti svalvolati, o forse ĆØ la societĆ che preferisce restare malata rifiutando le loro indicazioni più illuminate. E in fondo, chi sono io per giudicare? Dopo aver letto questa roba mi sento persa, forse il mio equilibrio ĆØ troppo fragile, mi sento perplessa perchĆ© mi sono divertita un mucchio a leggere le storie di personaggi, quelli che popolano il libro, che però sono un mucchio di sfigati. Mi viene il dubbio che io abbia una vena sadica a godere delle loro disavventure, ma piuttosto ĆØ vero che in fondo, visto lo scenario attuale, non ĆØ tanto innaturale identificarsi almeno in parte in questi perdenti incapaci di adeguarsi a questa societĆ straordinariamente specializzata nellāartificiale, nel falso, in tutto ciò che ĆØ ingannevole, perfino mortificante. Chi non si adegua ĆØ fuori dal sistema, non vale un cavolo, non ĆØ nessuno, semplicemente non è⦠Foster resiste alla tentazione di accendere la TV, rifiuta di scendere a patti con la diabolica TV tutta informazione e quindi nessuna informazione; impossibile considerarla fonte di cultura. La rinuncia a tale integrazione paga il prezzo della disperazione e della solitudine. Solitudine nonostante il caos di personaggi e di situazioni che scombussolano ogni attimo della sua vita. Foster ritorna sempre a se stesso, alle sue elucubrazioni, imprigionato nellāarzigogolo dei suoi pensieri, ecco quindi svelato il titolo: "Elucubrazioniā¦", cui lāautore aggiunge "ā¦a buffo", per via della presenza della vena ironica. Il libro ĆØ divertente, non superficiale. Ogni personaggio ĆØ immerso nella brodaglia schifosa della quotidianitĆ , metafora della falsitĆ della vita e della mortificazione che essa infligge. Si assiste allāapoteosi della follia, alla kermesse di stati allucinatori. Allāautore, che di certo ĆØ pazzo solo in senso estetico (anche se a mio parere non sbagliava JosĆØ Luis Borges nellāaffermare che lo scrittore scrive sempre la sua biografia, non si esce dalla propria soggettivitĆ ), riconosciamo il grande impegno psicologico. Ha calato i personaggi nel mondo liquido dellāinconscio, utilizzato per far emergere una delle caratteristiche più profonde dellāanimo umano, di solito mascherate, se non stravolte, dallāipocrisia sociale. Il dialogo tra i vari personaggi ĆØ svincolato dalla normale catena logica degli eventi reali. Desideri, pulsioni, malessere, disagio⦠Assente dal loro pensiero qualsiasi controllo da parte della ragione, "secondo il dettato surrealista", argomenta il7, che a mio parere ha composto unāopera però picassiana, del Picasso del periodo surrealista, magari, che egli cita efficacemente in un punto del testo che non rivelerò. La vita dei protagonisti sembra non dipendere da loro stessi. Alcuni sociologi hanno chiamato tale tecnica āpseudo-avvenimentoā in quanto si presenta con la serietĆ e lāaggressivitĆ di una profezia. Quella del 7 ĆØ una scrittura caratterizzata da apparizioni fulminee e rapide scomparse. Una Gioconda, a dirla come i dadaisti, che bisognava fornire di baffi. Uno sfregio dunque alla scrittura classica, dalle belle forme. Calato ormai nellāimmensa disperazione, lāuomo, mediante la liberazione dellāinconscio, getta un ponte tra ragione e follia, tra percezione e rappresentazione. Marco il7 sfrutta gli stati psicologici dei personaggi per farne la fonte narrativa. Con astuzia e abilitĆ si serve del pensiero paranoico manifestato attraverso pretesti e coincidenze per poi impastarlo di humour. Realizza il mondo delirante della irrazionalitĆ concreta: la presentazione di un elemento logico in un contesto illogico, la critica mascherata da provocazione... Il tutto pervaso da conclusioni cariche di amarezza. Situazioni da film con scenografie deformate, molto americane sia nello stile del linguaggio che nella rappresentazione visiva: il dialogo disturbato dallāapparizione di numeri, da una strana tombola, in particolare, forse a simboleggiare lāintromissione di altri pensieri mentre si tenta di seguire una logica o una non logica. "Io non credo", dice il personaggio editore allo scrittore intelligente ma sfigato, "in certe elucubrazioni contorte, negli alambicchi stilistici⦠mi innervosiscono perchĆ© sento che il lettore più pigro si smarrisce in certi gangli della linguistica⦠nei labirinti di specchi deformantiā¦": ĆØ evidente qui la critica al lettore mediocre appiattito sulla semplificazione dei significati e delle idee. In "Lato", ancora, Marco scrive: "i sogni devono restare concreti, altrimenti la gente rischia di crederci troppo, o di non crederci per niente, bisogna che si reinventi lāesistente". Ma come sarĆ possibile reinventare lāesistente? Forse riscoprendo i valori della letteratura e dellāarte, più duraturi di ciò che produce il mondo politico, editoriale, artistico, sociale, ecologico⦠Non si può essere cannibali di cultura in una societĆ con il suo problema di qualitĆ dellāinformazione se non si possiede il senso critico. Bisogna ridiventare cacciatori, spegnere la TV alla ricerca della preda migliore e più utile.
La pazzia veste abiti femminili in "Mi hanno portata via", ed ĆØ libera di fare anche cosacce. Soprattutto quelle. Questa donna capace di fagocitare ogni problema, produce quel piacere che solo i folli conoscono. Gridare in faccia a tutti la veritĆ ĆØ però sinonimo di pazzia. Ma senza la pazzia la realtĆ ĆØ insopportabile, meglio ĆØ che la realtĆ rimanga il canovaccio per le nostre fantasie. Il mondo ĆØ fonte di perenne disgusto, ĆØ un concetto che emerge invece in "Dandysmo coatto". La famiglia Crombi non ĆØ certo lāesempio cui si ĆØ affidato Baudelaire: il suo dandy deve aspirare senza tregua a essere sublime, deve vivere e dormire davanti a uno specchio. Quello dei Crombi riflette la loro natura trucida "e quando non risolvono coi soldi o con le truffe mollano mazzate". Il cattivo gusto degli arricchiti ĆØ il concavo o il convesso del ridicolo, del festival dellāapparire ciò che non si ĆØ. Il volgare agisce come tutti e non va dāaccordo con nessuno. Lāascesa della piccola borghesia avviene attraverso la trasformazione della rozzezza nel feticismo degli oggetti cafoni, che di lusso hanno solo il prezzo. Lo sfoggio ridicolo e grottesco delle loro elucubrazioni pseudo-culturali, il volgarume e la grossolanitĆ sfociano persino in brutalitĆ e appaiono di un realismo schiacciante. Realismo presente anche nel racconto apparentemente surreale e grottesco "Femmine di castoro": la parrucchiera nana che ha conosciuto solo uomini in miniatura e che rivela la falsitĆ del detto "nano tutto caz.."diventa la giustiziera della superficialitĆ . Infelice, stanca e disgustata di ascoltare le lamentele futili e banali delle agiate clienti, ordina al marito di uccidere il gatto di una di loro per suscitare in lei una vera sofferenza. Ogni racconto ĆØ un ensamble casuale e caotico di scene surreali, terrificanti e grottesche, al confine del libero ragionamento. Un processo spietato agli dei falsi e bugiardi, ai miti dissacranti della nostra societĆ , parodia dei politici razza aliena, gli anticristo dediti al sacro rito del trappolone, abili ad infierire su una massa umana senza ambizioni. UmanitĆ soggiogata, in "Far finta di niente", dalla pubblicitĆ ossessiva, controllata dalle intercettazioni, spiata senza scampo, addio libertĆ , ma d'altronde si tratta di un mondo post-sciagura nucleare, in cui ĆØ rimasto poco o nulla da salvaguardare. Inoltre, il racconto "Ab origine" sembra suggerire che ad originare la terra dove vive questa umanitĆ , riflessa in una razza parallela alla nostra, siano state le sacre e dolci menzogne che saranno perpetuate ab aeterno. E allora cosa potrĆ fare Romualdo, il portiere in etĆ di pensione, che avrebbe dovuto capire qualcosa di come va la vita, dove ognuno si fa gli affari suoi? In questo contesto di egoismo esasperato Romualdo matura lāidea astratta che può contare solo sul suo cervello, sulla sola percezione di sĆ©, diventa una monade indipendente, senza influenze esterne, non manifestando altre attivitĆ se non quella dellāattrazione e della repulsione. Non sopporta lāincomprensione allāinterno della famiglia, e allora sceglie la strada, diventa un barbone, incappa in balordi teppistelli che lo picchiano, lo caricano sulla macchina per poi abbandonarlo da qualche parte. Il club dei teppistelli ĆØ incentrato sul rispetto coatto (del "sei uguale a me"): ogni diversitĆ che non sia la loro ĆØ avvertita come pericolo o come qualcosa di cui negare lāesistenza. In realtĆ reagiscono in tale modo bruto alla tristezza e allo squallore della propria vita. La rabbia apparentemente non chiede niente, invece ha bisogno di qualcuno con cui prendersela, per giustificare una vita di violenza, di botte, di infelicitĆ , di mancanza di affetto. Più vittime che protagonisti. Romualdo propone di unire la rabbia con la riflessivitĆ perchĆ© non di eroi ha bisogno la vita ma di sognatori capaci di preservare la propria libertĆ . Picasso surrealista - lo abbiamo accennato in precedenza - affermava che lāarte ĆØ una menzogna che ci permette di intuire la veritĆ . Il7 - Marco Settembre permette, attraverso i suoi assurdi personaggi, di riflettere sullāesistenza, sullāuomo, sulla felicitĆ , sullāamicizia. Certo, non ĆØ sempre agevole il riconoscimento delle connessioni tra i protagonisti, bisogna sapersi calare nel gioco, accettare i rimbalzi e le rifrangenze. I racconti somigliano alle illustrazioni di Matt Blease (http://mattblease.tumblr.com/). La narrazione ĆØ un susseguirsi di drammaticitĆ e ironia con atmosfere surreali, favolistiche forse, ma più propriamente, come afferma il7, avantpop, un pastiche postmoderno in cui ho avuto a volte l'impressione che i personaggi passassero l'uno nellāaltro. La scrittura dellāautore appare sfrontata, ma con un certo compiacimento della catastrofe e della sofferenza umana, tale da rendere i personaggi carichi di molteplici significati. Si muovono in un contesto problematico, conflittuale e sconvolgente, trascinati quasi da una isteria collettiva. Una girandola di strane figure che nonostante tutto sono dotate di una forte identitĆ . Incredibile come Marco il7 abbia potuto affibbiare quei nomi ai suoi protagonisti, poi. Chi o cosa sarebbe riuscito a tanto, se non la sua fervida immaginazione? Forse anche questi nomi sono stati una specie di presagio della vita dei personaggi. Ogni nome reca una certa carica di destino. O no?
Delfina Ducci
MercoledƬ 1 Luglio 2015 18:30