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Steve Hackett: Tubehead

                            (da Out of the tunnel's mouth)

7. NESSI OSCURI

Visioni abbinate nonostante l'apparente inconciliabilità di diverse dimensioni, suggestioni misteriose, forse schizoidi. Associazioni inspiegabili eppure persistenti come vizi della mente. Suggestioni inquietanti eppure ostinate come noi stessi. Da dove vengono? Per mezzo di percezioni extrasensoriali o folli intuizioni, confini invalicabili vengono varcati, tracciati incomparabili vengono intrecciati, connessioni ufficialmente inedite vengono rivelate. Ne deriva la vivida, allucinatoria presa di coscienza di st(r)ati tesi di realtà sovreccitate che si agitano nel buio, sguardi da brivido rinchiusi in celle frigorifere ambulanti, occhi alieni celati dietro pannelli appannati di strutture senza nome che cercano di penetrare le menti, scariche elettroniche di organismi cibernetici di codificazione e controllo che lavorano in padiglioni sinistri, numerati come le stazioni ferroviarie di un consenso forzoso. Una sistematica alternanza dentro-fuori conduce dove la prevedibilità dei percorsi pone cesure, pianta dispositivi di sorveglianza, sbarra l'occhio con linee divisorie. Spazi residenziali postmoderni rinserrano tra le loro vetrate giochi coercitivi che non fanno differenze tra prigionieri umani o vegetali, fatiscenti edifici dall'intonaco scrostato pseudo-pompeiano trasudano un acidume metropolitano che ignoti nomadi meccanizzati si incaricano di portare in tournèe con automobili incerottate che sanno di pittura materica o di cellophane per cadaveri. L'unica funzione sociale di certi flashes urbani è il thriller perpetuo.

Inarrestabile appare la produzione di misteri ridicoli in città (come quella costruzione prefabbricata che sa di piscina criogenica fuori stagione), attorno ai quali gli individui indottrinati camminano a distanza di sicurezza senza porsi domande, mentre i non allineati, di cui in pochi si fidano, spesso vengono portati dentro e ricondizionati con metodi brutali, nella loro assurdità: "Tutti dicono che sei un bastardo. Ma chi sono questi tutti? Se non puoi fare i nomi devi tacere!" Invece il container color terra si pone come rifugio non standardizzato in una no go zone, peccato che la miseria trascini molti schiavi all'astrazione dell'identità, e la clandestinità delle procedure di meticciamento produca orrori virali in cui venature secche strangolano serbatoi di un sangue ormai ocra, troppo sfruttato.

 

il7 - Marco Settembre

15/11/2014 00:47

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